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FANFULLA DA LODI
Il barone Fanfulla da Lodi,
condottiero di gran rinomanza,
vien condotto una sera in istanza
da una donna dai facili amor.
Bel condottier, bel condottier,
cessa di far la guerra, la guerra, la guerra.
Bel condottier, bel condottier,
cessa di far la guerra e vieni a goder!
Era vergine il prode Fanfulla
ma, alla vista di tanta maliarda,
sfoderò la sua casta alabarda,
e con zelo si mise a giostrar.
E cavalca, cavalca, cavalca,
alla fine Fanfulla si accascia;
gli rammenta la bella bagascia:
« Cento scudi mi devi donar! ».
«Vaffancul, vaffancul, vaffanculo! -
le risponde Fanfulla, incazzato. -
Venti scudi di già t'ho donato,
ed il resto lo prendi nel cul! »
Passa un giorno, due giorni, tre giorni,
e a Fanfulla gli prude l'uccello:
«Cos'è mai questo male novello
che natura mi vuole donar? ».
Vien chiamato un dottore di grido,
che gli dice « Mio caro Fanfulla,
qui bisogna amputare una palla
se di scolo non vuoi tu morir! ».
Ritornello
In materia di cazzi e di scoli
non c’è proprio mai nulla che tenga
vige solo la legge del Menga
che all’incirca si esprime così
Chi l’ha nel cul, chi l’ha nel cul,
chi l’ha nel cul s’el tenga
chi l’ha nel cul, chi l’ha nel cul,
chi l’ha nel cul s’el tenga
s’el tenga ben dur